Numb as a statue


Warren Zevon e’ sempre presente nelle mie giornate. E se qualche volta per qualche settimana o qualche mese lo trascuro un po’, poi torna prepotentemente a catturarmi, con quel modo unico che aveva di raccontare storie, di parlare di sentimenti profondissimi senza mai perdere il gusto di farlo con umore tagliente, quasi volesse deridere o smitizzare quelle cose che fanno cosi’ parte di noi…che dovrebbero solo portare gioia e farci star bene, ma che molto spesso ci fanno star male.

7 anni fa, il 26 agosto 2003, usciva “The Wind”, album che, come vi ho gia’ raccontato, Warren decise di comporre dopo aver saputo che sarebbe morto entro pochi mesi a causa di un tumore ai polmoni. Riusci’ per pochi giorni a vedere l’uscita del disco: mori’ 12 giorni piu’ tardi.

“The Wind” e’ un disco per molti versi straordinario: troppo facile dirlo per cio’ che rappresenta, per i numerosi ospiti (piu’ volte ricordati su queste pagine) che intervennero per accompagnare Warren nell’ultimo lavoro. Per il contenuto di tutte le canzoni, che non puo’ essere separato dal messaggio di commiato che costituisce il filo conduttore di questo lavoro.

Tuttavia, questo album – secondo me – e’ straordinario perche’ e’ un bellissimo album di Warren Zevon. Si’, dopo tante interruzioni, periodi bui (recupero dalla dipendenza dall’alcol), album meno fortunati…questo e’ in tutto e per tutto un album di Warren Zevon e, credo, un album bellissimo, al di la’ di tutti gli altri significati fin troppo evidenti.

Per questa occasione, vorrei riascoltare con voi la quarta traccia, “Numb as a statue”, per provarmi a raccontare in quale modo fantastico Warren riusciva a parlare anche della propria morte.

E’ una canzonicina e nulla piu’. Musicalmente perfetta nella sua semplicita’, impreziosita dalla slide di quell’uomo e musicista straordinario che e’ David Lindley. Il testo e’ un racconto fantastico senza – apparentemente – troppe pretese:

I’m numb as a statue
I may have to beg, borrow or steal
Some feelings from you
So I can have some feelings too
I’m pale as a ghost
You know what I love about you
That’s what I need the most
I’m gonna beg, borrow or steal
Some feelings from you
I’m gonna beg, borrow or steal
So I can have some feelings too
I don’t care if it’s superficial
You don’t have to dig down deep
Just bring enough for the ritual
Get here before I fall asleep
Ain’t nothing special
When the present meets the past
I’ve always taken care of business
I’ve paid my first and last

(Sono inebetito come una statua / dovro’ mendicare, prendere in prestito o rubare / un po’ di sentimenti da te / cosi’ che possa avere dei sentimenti anche io. / Sono pallido come un fantasma / sai cosa amo di te / quello e’ cio’ di cui ho piu’ bisogno / sto per mendicare, prendere in prestito o rubare / un po’ di sentimenti da te / sto per mendicare, prendere in prestito o rubare / cosi’ che possa avere dei sentimenti anche io. / Non mi importa se e’ superficiale / non c’e’ bisogno di andare troppo a fondo / basta che ne porti abbastanza per il rituale / vieni qui prima che mi addormenti. / Non e’ nulla di speciale / quando il presente si incontra con il passato / ho sempre avuto cura delle mie cose / ed ho pagato tutto quello che dovevo)

Fantasmi e magici rituali. Elementi fantastici che, assieme a pistoleri, malviventi e desperados hanno sempre popolato i versi delle canzoni di Warren.

I riferimenti alla morte imminente sono fin troppo evidenti: la mancanza di sentimenti, l’essere pallido come un fantasma…la disperata richiesta d’aiuto prima di addormentarsi per sempre. Il presente che incontra il passato, senza nemmero nominare un futuro che non ci sara’. Nulla di speciale, ricordare il passato, tutto quello che si e’ fatto, quello che ci si lascia alla spalle, cio’ che rimane dopo di noi. Tuttavia, non c’e’ pentimento, non c’e’ rimpianto.

C’e’ la certezza di aver fatto bene, di aver pagato i propri debiti. Se vi va, ripercorrete l’ormai leggendaria, commovente e irripetibile intervista al Letterman’s show…e vedrete come nella sua visione della vita e della morte tutto sia lineare per Warren. Pensava semplicemente di aver vissuto, di essere stato fortunato ad avere il dono di “capire” certe cose, per poterle raccontare nelle proprie canzoni. Di aver vissuto commettendo molti errori, le conseguenze dei quali accettava serenamente.

Prendo in prestito quanto scritto da chi ha recensito questo album per allmusic: “[…] The Wind feels less like a grand final statement of Warren Zevon’s career than one last walk around the field, with the star nodding to his pals, offering a last look at what he does best, and quietly but firmly leaving listeners convinced that he exits the game with no shame and no regrets. Which, all in all, is a pretty good way to remember the guy […]” (The Wind” sembra non tanto il grande momento finale nella carriera di WZ, ma piuttosto un’ultima apparizione sul campo, con la star che annuisce verso i propri compagni e offre un’ultima dimostrazione di cio’ che sa fare meglio,  e serenamente ma fermamente lascia gli ascoltatori convinti che egli abbandona il gioco senza vergogna o rimpianti. Il che, tutto sommato, e’ un ottimo modo per ricordare il nostro)

Infatti questo ultimo lavoro non rappresenta un moto d’orgoglio, la voglia frettolosa e disperata di lasciare qualcosa di “grande”. Chiamare attorno a se gli amici rappresenta invece ancora una volta una voglia ed un bisogno infinito di condivisione. Le ultime canzoni che Warren ci ha lasciato rappresentano davvero un saluto sincero, e, per certi aspetti, un dono. Un messaggio di saluto, certo…ma anche e soprattutto di amore. Tra qualche giorno, vi raccontero’ anche questo. Per ora sorridete ancora una volta con me e con Warren, mentre ci racconta con il suo modo unico, forse un po’ cinico e disarmante, che presto non ci sara’ piu’. La prima traccia dell’album, “Dirty life and times” in un certo senso e’ ancor piu’ emblematica: un guardarsi indietro, un sorridere a come potrebbero reagire le altre persone al sentire i racconti della sua vita e dei suoi fatti cosi’ “sporchi”. Sempre senza rinunciare al sorriso e all’ironia, come quando si rende conto di quanto sia difficile trovare una donna che lo capisca, soprattutto venendo a conoscenza della sua vita e delle sue storie “dirty”…e conclude: “[…] and if she won’t love me then her sister will […]” (se lei non mi amera’, lo fara’ sua sorella)!

Grazie di tutto, Warren!

[scritto a Castello nel mese di Agosto; pubblicato il 15 Settembra con la data del 26 Agosto per i motivi esposti qui]

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